Quando nel 1998 a Maastricht ( Olanda ), fu' sancita, tramite un trattato, la nascita di un' unione monetaria tra i paesi che componevano la C. E. E. ( comunità economica europea ), istituendo l' ecu, " l' antenato " dell' euro, per il momento moneta virtuale che appariva solo nelle transazioni telematiche, accanto alla lira, valuta corrente, si poserò altresì, per i paesi aderenti, dei vincoli di bilancio da rispettare per una stabilità futura ( es. : rapporto deficit - P. I. L. non superiore al 3 % ) .
Alcuni stati, più precisamente Inghilterra, Danimarca e Svezia, scelsero di non parteciparvi ma, stare alla finestra avvalendosi della clausola opting - out che, permetteva, a chi ne facesse richiesta, la deroga all' adesione immediata all' euro ponendo, comunque, un' opzione per un ingresso futuro .
Dal primo marzo 2002, dopo due mesi di doppia circolazione di valuta lira / euro, quest' ultimo, divenne la moneta ufficiale dei paesi aderenti a Maastricht, ciò permise in primo luogo, di eliminare le commissioni applicate al cambio tra monete di stati aderenti, secodo poi, di avere un' unica divisa, quotata nei mercati valutari mondiali .
Dopo una veloce disamina della storia recente della politica monetaria dell' Europa, partirei da una frase molto chiara e semplice : " non è possible creare un' unione monetaria tra stati, aventi economie disomogenee, sia dal punto di vista del mercato interno, sia da quello dell' export " .
Legare e successivamente allargare i " confini economici " di un Europa, inizialmente politica, ha portato l' euro ad una catastrofe inevitabile, una svalutazione, ( che di norma, dovrebbe essere orchestrata e decisa, dagli enti competenti ), dovuta solo ed unicamente a problemi in seno all' unione stessa, favorendo certamente l' export, almeno in un primo momento ma, che porterà un' ATROFIA prolungata sul versante dei consumi interni, causata dal lento ma progressivo rialzo. dei prezzi al consumo .
J.M.K.